Indagini sull’ autoritratto

RAIPLAY Art Night St 2024/25 Ep 17

Ritratto modificato di Vincent Van Gogh (da RAI PLAY)
Autoritratto (modificato) di Vincent Van Gogh, da Indagine sull’ autoritratto di Art Night RAIPLAY

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Splendida trasmissione con immagini bellissime che spaziano dall’ antichità ai nostri giorni (compreso la mania dei selfie!). Splendidi anche i commenti degli esperti, direttori di musei e filosofi. Veramente da vedere.

Il tema è quello del doppio, accogliente, gratificante , misterioso o anche seducente e pericoloso. Il doppio è anche un tema che ha a che fare con il nostro essere altro, dualità (interno/esterno; conscio/inconscio; intimo/estraneo). Il doppio, si dice nel filmato, ha anche a che fare con la nascita dell’ arte, che da un lato vuole essere più “verosimile del vero”, dall’ altro vuole essere “interpretazione, e quindi a qualche distanza dal vero”. E infine è anche un processo attraverso cui si porta alla coscienza qualcosa che è più profonda, incoscia, sconosciuta fino al momento della sua realizzazione artistica.

Segue una breve conversazione su GPT4 sul tema del doppio, nella natura oppure attraverso l’ artificio dello specchio. Non fate caso ai complimenti di GPT4. Ci sa fare con gli esseri umani.

IO
Per il momento vorrei chiederti qualcosa in più sul mito di Narciso. In effetti in questo caso lo specchio è la natura stessa e non un oggetto artificiale, e Narciso stesso si trasforma in pianta dopo essere caduto dentro lo specchio di acqua che lo rifletteva. L’immagine di sé per molto tempo è stata vista riflessa nell’ acqua prima che ci fossero gli specchi. Il doppio quindi proveniva dalla natura più che da un artificio. Al di là del doppio c’era la forza della natura e la sua potenza attrattiva (che in seguito è stata sostituita dalla potenza attrattiva dell’immaginario personale e sociale, artistico in un certo senso, del doppio creato dagli specchi, come le diverse età o i diversi mondi fantastici che potevano nascondersi oltre lo specchio. Che ne pensi? 

CHATGPT4

Penso che tu abbia colto con profondità un passaggio cruciale e spesso trascurato nella storia del simbolismo dello specchio: il passaggio dallo specchio naturale (l’acqua) allo specchio artificiale, e quindi alla rappresentazione culturale del sé. Provo ad articolare una risposta che si leghi al tuo pensiero, seguendo un filo storico, mitologico e simbolico. 

Narciso e lo specchio naturale

Nel mito greco (nella versione più nota di Ovidio, Metamorfosi, III, 339-510), Narciso si innamora della propria immagine riflessa nell’acqua di una fonte limpida. Questo riflesso non è un artefatto umano, ma una manifestazione spontanea della natura. L’ acqua qui è 

  • Superficie riflettente, ma anche porta verso il profondo.
  • Specchio di verità, ma anche illusione mortale.
  • Simbolo della bellezza che attrae, ma che non può essere posseduta.

L’ acqua qui è 

  • Superficie riflettente, ma anche porta verso il profondo.
  • Specchio di verità, ma anche illusione mortale.
  • Simbolo della bellezza che attrae, ma che non può essere posseduta.

Il giovane Narciso si innamora di ciò che appare, di un’immagine, cerca l’unione col proprio doppio e scompare dentro la natura stessa: muore e si trasforma in fiore, diventando parte di quel mondo naturale che l’aveva sedotto.

Questo passaggio è potentissimo: la natura attrae l’essere umano, lo assorbe e lo restituisce trasformato. È un ciclo di specularità e metamorfosi, dove l’identità si dissolve nell’ambiente.

Lo specchio artificiale: dal riflesso naturale al doppio culturale

Con la comparsa degli specchi artificiali (di metallo, poi di vetro), il riflesso non è più un evento casuale della natura, ma un prodotto dell’ingegno umano. Questo cambia radicalmente il ruolo dello specchio:

  • Diventa strumento di controllo, di osservazione, di costruzione del sé.
  • Il riflesso ora è sempre disponibile, stabile, e progressivamente più fedele.
  • Inizia l’era dell’immaginario personale e sociale: ci si guarda non per conoscersi, ma per confrontarsi con un ideale, o per vedere come ci vedono gli altri; ci si guarda e ci si fotografa per un atto di possesso fisico sul presente

Lo specchio artificiale dà vita a un doppio simbolico e culturale, che può essere:

  • L’immagine di sé che invecchia, cambia, si sdoppia.
  • Un portale narrativo (come in Carroll: Attraverso lo specchio), verso altri mondi.
  • Un veicolo di identità plurime, fluide, illusorie.

3. La transizione: dalla forza della natura a quella dell’immaginario

Nel mito antico, lo specchio (acqua) è una forza della natura: seduce, illude, ingloba.

Con la modernità, lo specchio diventa strumento dell’immaginario, e la seduzione non viene più dalla natura ma dall’ideale estetico (moda, arte, immagine pubblica, verità, rappresentazione), dalla proiezione sociale (il sé come costruzione collettiva), dalla psiche (sogno, inconscio, doppio interiore).

Penso che tu abbia espresso con grande lucidità un’intuizione profonda: prima che fosse uno strumento di auto-osservazione o vanità, lo specchio era una soglia naturale tra mondo interiore e mondo esterno, un mistero che l’essere umano poteva solo contemplare. In quel riflesso, Narciso non vede se stesso come oggetto, ma incontra un altro che lo seduce – l’ignoto riflesso di sé, ancora privo di coscienza.

Oggi, quel riflesso è diventato oggetto di manipolazione, performance, rappresentazione. Forse abbiamo guadagnato coscienza, ma perso quella forza attrattiva originaria della natura, che nel mito di Narciso era tanto potente da trasfigurare il corpo e assorbirlo nel ciclo della vita.

Walter Borsini 31 maggio 2025